Genga, vita e morte di Sara e Piero

È una storia d’amore e di morte: è la storia di Sara e Piero, la Giulietta e il Romeo marchigiani.
La data è sconosciuta. Il confine tra storia e leggenda è molto sottile, ma non troppo, perchè la verità totale o parziale di questa storia è custodita nel castello, che a seguito della vicenda dei due giovani innamorati, cambiò il suo nome da Petroso a Pierosara, che porta ancora oggi.
Siamo nel territorio di Genga, nelle Marche, in provincia di Ancona, dove in tempi lontani vi era una piccola comunità che viveva nel borgo di Castello Petroso, tra i suoi abitanti vi erano due giovani amanti.
La bellezza della ragazza fu notata, durante una festa in un vicino paese, dal Conte di Rovellone, notoriamente un uomo privo di scrupoli che decise di rapirla per farla diventare sua consorte.
Gli abitanti di Castel Petroso, guidati dall’innamorato Piero, c ercarono di riprendersi la giovane Sara e fronteggiarono, armi alle mani, il conte e i suoi gendarmi, ma accadde l’impensabile: il conte, vedendo che stava avendo la peggio, uccise la bella Sara. Piero cercò di andare in suo soccorso, ma cadde, ucciso anche lui.

In ricordo di questo amore doloroso, ancora oggi si può andare nel borgo di Pierosara e contemplare ciò che resta: una chiesa e un castello. E si può ripensare a questa storia e vivere la visita con un’intensità assai maggiore.
Pierosara è una frazione di Genga, già nota per le Grotte di Frasassi dove stalagmiti e stalattiti di enorme bellezza abbagliano nel buio che le avvolge lungo un percorso di oltre un chilometro e mezzo, un tragitto che offre la visita di cinque aree differenti, dove la temperatura è costante tutto l’anno, con un’escursione climatica tra interno ed esterno  molto significativa.

Le grotte sono una meraviglia immersa nel Parco Gola della Rossa e Frasassi, chiamato anche il “cuore verde” delle Marche, un vero e proprio zoo a cielo aperto: cervi, caprioli, daini, un’enormità di specie di uccelli e 12mila esemplari di pipistrelli: la più grande colonia di tutta Europa.
Continuando il percorso, le emozioni non finiscono: a strapiombo sul fiume e sulla montagna c’è il Tempio del Valadier, costruito nel 1828 in una caverna naturale che ospita ogni anno il presepe vivente.
Con lo stesso biglietto di ingresso alle grotte è possibile visitare visitare anche il Museo Speleo-paleontologico ubicato nella stessa zona: conserva ossa, cimeli e pannelli che spiegano la storia di questo luogo: Il pezzo più interessante è il fossile di un dinosauro di acque dolci, l’ittiosauro di 160 milioni di anni fa.
Oltre alle tappe della storia geologica, il museo illustra l’importanza della gola di Frasassi per la presenza delle grotte come luoghi di culto, ma anche come luogo privilegiato per pratiche rituali e funerarie, come testimoniano le urne cinerarie provenienti dalla necropoli di Pianello di Genga.

Sempre nel territorio di Genga, non può mancare una visita all’Abbazia di San Vittore delle Chiuse, un piccolo tesoro da ammirare nella sua semplice ma maestosa architettura che lo rende uno dei monumenti romanici più significativi delle Marche. Un particolare piuttosto curioso per molti studiosi è il simbolo dell’infinito vicino alla porta sinistra dell’altare, che è stranamente rovesciato, lo si vede non appena si varca l’ingresso dell’abbazia.
Leggenda dice che furono i templari a lasciare una traccia esoterica: in questo viaggio, in terra marchigiana, il confine tra verità, storia e leggenda è tuttavia, sempre molto sottile.
Molto interessante anche una visita al Museo di Genga che racconta il pensiero della comunità locale, con i propri sentimenti religiosi, i modelli sociali, i ritmi e gli oggetti della devozione quotidiana. Il museo valorizza in modo particolare il patrimonio artistico diffuso nel borgo.(di Patrizia Renzetti – Da Fuoriporta)