Deserti d’Europa

Con le sue infinite dune, il Sahara è una delle distese di sabbia del nostro pianeta in grado di affascinare ogni anno milioni di turisti e viaggiatori.
Tuttavia, per incontrare colline di sabbia modellate dal vento e in continuo movimento, non serve viaggiare verso il Sahara o verso deserti africani, asiatici o americani:  deserti meno famosi, si possono incontrare anche entro i confini europei.
Virail, la piattaforma che compara tutti i mezzi di trasporto segnalando le soluzioni migliori per ogni viaggio, ha individuato 6 luoghi del vecchio continente dove non ci si aspetterebbe mai di trovare dune e paesaggi sabbiosi.

Ad iniziare  dal nostro litorale romano, con le dune di Ostia.
Le prime dune europee che incontriamo si trovano infatti, non distanti da Roma e da Ostia: sono le Dune di Capocotta. Costeggiate dalla via Litoranea, si estendono per oltre due chilometri e dal 1996 fanno parte della Riserva Naturale Statale Litorale Romano, contribuendo a salvaguardare la flora e la fauna tipiche di questa zona del Lazio.
Ricche di piccoli arbusti e della bassa vegetazione tipica del Mediterraneo, dai ginepri ai lecci, passando per i mirti, le dune non raggiungono altezze elevate, ma sono tra quelle meglio conservate in Italia e una vera e propria oasi per tantissime specie animali e vegetali.
Per decenni quest’area ha fatto parte della Tenuta di Capocotta, ampia oltre 700 ettari, che tra i tanti proprietari vanta anche la famiglia Savoia, ma furono i movimenti ambientalisti degli anni Ottanta a preservarla e a salvaguardare la sua biodiversità evitando la costruzione di un quartiere residenziale e rendendola un piccolo paradiso a pochi chilometri dalla Città Eterna.

Dall’Italia alla Polonia con le dune del Parco Nazionale Slowinski.
Quando si pensa alla Polonia, affacciata sul Mar Baltico e poco distante da alcuni tra i Paesi più freddi del continente, è difficile immaginare un paesaggio fatto di sabbia, normalmente associato a luoghi più caldi e più meridionali. Eppure lungo la costa si incontrano alcune tra le più grandi dune di sabbia d’Europa.
Si trovano all’interno del Parco Nazionale Slowinski, e sono state formate dalle raffiche di vento che colpiscono di frequente l’intera area scendendo da nord o arrivando da est.
La duna più alta, chiamata Czolpinko, raggiunge i 56 metri ed è la regina indiscussa del Parco. La zona ospita oltre 250 specie di uccelli e 830 specie vegetali, alcune hanno trovato posto sulle dune, altre tra i laghetti e le foreste circostanti: proprio questo ecosistema variegato e la sua preservazione hanno portato il Parco Nazionale tra le riserve della biosfera UNESCO.

Eccoci ora in Francia, con  le Dune du Pilat.
A pochi chilometri da Bordeaux, c’è un’area di quasi due chilometri quadrati ricoperta interamente di sabbia, circondata da una vegetazione verdissima.
È nota come Dune du Pilat e ha raggiunto i 120 metri d’altezza, un record che la rende la duna più alta d’Europa. In molti si riferiscono a lei come a un organismo, un essere vivente che cambia ogni giorno e che cresce con il passare degli anni, e non hanno tutti i torti: basti pensare che nel 1855 raggiungeva appena i 35 metri d’altezza.
La sabbia finissima viene trasportata dai venti che battono la costa e arrivano dall’Oceano Atlantico e, mese dopo mese, la duna da una parte sembra avanzare verso l’interno coprendo la pineta che la circonda, dall’altra sembra ridursi in altezza per poi crescere nuovamente appena i venti soffiano da un’altra direzione.
La duna è ciò che rimane di un enorme banco di sabbia del bacino di Arcachon, oggi parzialmente ricoperto dal mare: con la bassa marea ricompare a pochi chilometri al largo ed è noto come Banc d’Arguin.

Ancora Italia, con le Dune di Piscinas, in Sardegna, sulla costa occidentale sarda e all’interno del comune di Arbus (Sud Sardegna).
Hanno poco da invidiare a quella francese di Pilat: anche loro, in alcuni punti, raggiungono i 100 metri d’altezza e si estendono per un’area di circa 1,5 chilometri quadrati. La sabbia, portata qui dal vento e modellata nel corso degli anni, pare ricoprire rocce e detriti adagiati in quest’area dallo scorrere dei fiumi vicini, come il rio Piscinas, che dà il nome alle dune, e il rio Naracauli.
Non solo, anche le vicine miniere di Ingurtosu e Gennamari, oggi dismesse, pare abbiano contribuito con i loro materiali di scarto. Le dune sono circondate dalla tipica vegetazione dell’isola, dai ginepri alle ginestre, e penetrano nell’entroterra regalando alla macchia mediterranea striature bianche e dorate che serpeggiano tra i sentieri dedicati agli amanti del trekking.
La zona non è solo meta di turisti e sportivi, anche le tartarughe di mare a volte arrivano sulla spiaggia per deporre le proprie uova: uno spettacolo della natura sotto ogni punto di vista.

E ora alla scoperta, in Danimarca, delle dune di sabbia di Råbjerg Mile, chiamato anche “il deserto danese”: si trovano in una posizione alquanto insolita, sulla punta più settentrionale dello Jutland, su una striscia di terra che tende verso la Svezia. Si estendono per circa due chilometri quadrati e raggiungono i 40 metri d’altezza, anche se le loro dimensioni variano a seconda del vento e delle condizioni atmosferiche, così come la loro ampiezza, che può variare anche di 20 metri l’anno.
A differenza di tante altre dune, queste non sono direttamente bagnate dal vicinissimo Mare del Nord, ma il loro cuore si trova nell’entroterra, in una zona costantemente battuta dai venti forti che hanno obbligato la popolazione a migrare per il continuo spostamento di sabbia che ha coperto quasi tutto.
Oggi, tra i granelli, compare solo la vecchia torre campanaria, la chiesa è stata abbattuta nel Settecento, così come tutti gli altri edifici.

E chiudiamo con il deserto di Fuerteventura, in Spagna.
Fuerteventura, nell’arcipelago delle Canarie, è un paradiso per gli appassionati di sport acquatici, in particolare per chi pratica kitesurf e windsurf. Proprio il vento, che richiama ogni anno moltissimi sportivi, ha creato nella costa nord-orientale dell’isola le dune di sabbia, parte del Parque Natural de Corralejo.
A differenza di tante altre sparse per il mondo, le Dune di Corralejo hanno una caratteristica molto particolare e riguarda la loro formazione: non solo il risultato dell’erosione dei materiali dell’isola che hanno subìto la forza degli elementi, ma di un viaggio lungo centinaia di chilometri e che continua ininterrotto da millenni. La sabbia, infatti, è stata trasportata dal vento in migliaia di anni e proviene direttamente dal deserto del Sahara, per questo il colore di queste dune è molto diverso da quello della vicina zona vulcanica caratterizzata da sabbie rosse e ocra.
L’area è oggi patrimonio UNESCO e ospita anche alcune specie animali a rischio estinzione.