Renato Rascel


Arriva in questi giorni in libreria e sulle principali piattaforme digitali, “Renato Rascel”, un saggio che ricostruisce in dettaglio l’arte attraverso un viaggio contestuale nella storia dello spettacolo italiano.
Elisabetta Castiglioni, che oltre 20 anni fa ne ha ricercato le tracce per archivi pubblici e privati, dedica ora al “Piccoletto” nazionale questo lavoro, convinta che la scrittura creativa rasceliana sia ancora attuale ed estremamente comunicativa.

Renato Rascel”, con sottotitolo “Storia di un personaggio dello spettacolo del Novecento”, pubblicato con Iacobelli editore, è un itinerario critico attraverso la genesi e i retroscena delle sue opere e performance in grado di farne emergere la poetica e l’unicità.

Forte di un inequivocabile stile e del suo talento di “one man show”, l’eclettico Rascel si è districato con nonchalance tra avanspettacolo, rivista, commedia musicale, prosa, cinema, televisione, musica leggera, materie differenziate di ogni capitolo di questo libro.

Il suo personaggio stralunato e fanciullesco ha attraversato i più diversi generi dello spettacolo, instaurando un dialogo immediato col pubblico e spaziando dall’umorismo del “Corazziere” alla poetica dell’assurdo di Beckett e Jonesco, dalle commedie musicali di Garinei e Giovannini a canzoni “evergreen”, prima fra tutte Arrivederci Roma.
Info:
Renato Rascel
Un protagonista dello spettacolo del Novecento
di Elisabetta Castiglioni
Casa editrice: Iacobelli editore
Pagine 400
Prezzo 19,80 euro
Scrive Elisabetta Castiglioni:
In quanti se lo ricordano? Renato Rascel, alias il “Piccoletto nazionale” era uno di quegli artisti poliedrici che poteva (e riusciva) a scrivere e interpretare ogni ruolo con entusiasmo, grinta e determinazione. Oserei dire che il suo talento sia derivato, proprio fin da bambino, dalla capacità di osservare intorno a sé quello che accadeva e di concentrarsi nel restituirlo – con situazioni sceniche, battute e interpretazioni surreali – tramite una propria creatività onirica e deliziosa, soprattutto spiazzante.
La sorpresa più grande è proprio di aver scoperto che la sua grandezza derivava dall’essere un autodidatta intelligente e “spugnoso”, capace di ascoltare lo spettatore ed intuirne i suoi umori: insomma, un autentico “servitore” dello spettacolo.