Il volo dei cuori sospesi

Da alcuni giorni è in libreria il nuovo romanzo della scrittrice Elvia Grazi, “Il volo dei cuori sospesi”, (Garzanti), una saga familiare la cui cifra narrativa ricorda molto da vicino L’amica Geniale della Ferrante.
A fronteggiarsi, in questo caso, non  sono due amiche, ma due gemelle ebree la cui storia si snoderà a partire dal lontano 1939 con le leggi razziali antisemite, per integrarsi poi nel tessuto sociale del dopoguerra con i primi atelier di moda e le sartine milanesi, fino ad approdare ai moti studenteschi del 68 e quindi alla società post industriale di oggi.
Elvia Grazi, giornalista, ha diretto diversi settimanali tra cui DiTutto e StarTv, ha collaborato stabilmente con più di 30 testate, da Donna Moderna a Grazia a Io Donna del Corriere.
Come copywriter ha ideato importanti campagne pubblicitarie e ha collaborato come autrice e conduttrice a diversi programmi televisivi, eppure, a sorpresa, sta facendo parlare di sé come scrittrice.
Lasciami contare le stelle, il suo primo libro (Casa editrice Tea), è stato un grosso successo tanto che la Fenix ne farà presto un film.
Il volo dei cuori sospesi: uno strano titolo e il perché ce lo spiega direttamente l’autrice del romanzo.
Perché dice molto … un cuore può rimanere sospeso tre metri sopra il cielo, perché siamo innamorati e dimentichi dalla realtà, oppure sta lì, in bilico, senza neppure respirare per paura di vivere. Perché ha provato troppo e non vuole più soffrire. Ma non c’è libertà nella vita non vissuta a pieno, solo una fuga vigliacca che ci nega le infinite possibilità che la vita ci riserva”.
Quando avevo diciotto anni – racconta Elvia Grazi – andai a visitare il campo di concentramento di Buchenwald. Ne rimasi molto impressionata e decisi che, prima o poi, ne avrei parlato. Esistono periodi storici che sono riusciti a mettere in risalto i chiaroscuri della mente umana. Ci sono stati nazisti che hanno ucciso senza pietà anche bambini e persone comuni che hanno dato la vita per salvare altri uomini.
La storia ci aiuta a leggere tra le pieghe della nostra anima”.
Le gemelle Ariele e Rebecca, di origine ebraica, non potrebbero essere più diverse. La prima è timida e schiva; la seconda una ribelle pronta a sfidare tutto e tutti pur di non subire la vita. Ma Ariele possiede un talento che Rebecca non ha: fa sogni premonitori. Una fortuna e una condanna, perché spesso le cose che vede accadono senza che lei possa impedirlo.
A nulla, infatti, servono quei sogni quando l’odio nazista si riversa sul paese in cui hanno trovato riparo. Così, la loro madre Giuditta si trova costretta a prendere una decisione cui nessuno dovrebbe essere chiamato: può salvare solo una delle figlie. E sceglie Ariele, affidandola alle cure di un’amica, portando con sé ad Auschwitz Rebecca, convinta che il suo carattere forte potrà salvarla. Una decisione che lascerà un segno indelebile nella storia di tutta la famiglia.
Negli anni a venire, Rebecca, che sopravvive all’orrore dei campi, chiuderà il suo cuore al mondo e deciderà che a nessuno sarà più permesso di calpestarlo.
Al contrario, Ariele cercherà di non sprecare l’occasione che le è stata offerta. Accoglierà l’amore che le viene dato e se ne farà portavoce nella vita di tutti giorni. Senza mai tirarsi indietro.
Anche quando Rebecca, con la quale non è più riuscita a ricostruire un rapporto, busserà alla sua porta chiedendole di occuparsi di una figlia, la sua, che non riesce nemmeno ad abbracciare, una bimba cui ha voluto dare un nome che racconta tutta una storia: Catena. Talvolta i ricordi sono come sassi che possono trascinarci a fondo, bloccando in un freddo, sincopato respiro gli ingranaggi del cuore.
Una saga famigliare con personaggi così veri che è impossibile non riconoscercisi.
Un romanzo corale che si legge tutto d’un fiato, come fosse un thriller, e racconta la voglia di vita di chi dalla vita si sente escluso, il riscatto, e il valore della speranza.
E quando lo chiudi lascia dentro una gioia sottile, un sorriso che riscalda l’anima.
Qualcuno – precisa Elvia Grazi – dice che uno scrittore scrive per fare autoanalisi e in effetti devo ammettere  … Mio padre è morto che avevo 4 anni. Finii a vivere con dei nonni anziani e poverissimi in una casa di ringhiera. Mi sentivo esclusa, una sorta di disadattata, andavo a scuola con i libri in mano perché non avevo neppure la cartella. Ero davvero sfigata, con i capelli ricci e crespi, gli occhiali da miope, niente merenda. In compenso leggevo e speravo in un mondo migliore. Esattamente come Rebecca, mentre come Ariele facevo sogni premonitori. Nel primo che feci a 4 anni , esattamente come c’è nel libro, vidi che mio padre sarebbe stato ucciso con un pugno …
Info:
Il volo dei cuori sospesi
338 pagine, 17.60 euro
Editore Garzanti