I Bassano Storia di una famiglia di pittori

Jacopo Dal Ponte Sidrac Midrac e Abdenago nella fornace ardente dettaglio 1536.

Prosegue con successo, al Museo Civico di Bassano del Grappa, “I Bassano – Storia di una famiglia di pittori”, mostra-racconto curata da Melania Mazzucco con la regia scientifica della direttrice Barbara Guidi: la rassegna resterà aperta al pubblico sino al prossimo 2 di maggio.

Francesco Dal Ponte il Giovane Ritratto di un cavaliere di Malta 1590

Nessun pannello storico artistico, nessuna didascalia che vada oltre l’essenzialità, solo le meravigliose creazioni dei Bassano e l’intenso filo del racconto della vita dei Dal Ponte, poi noti al mondo appunto come “i Bassano”, protagonisti indiscussi della pittura del Rinascimento veneto.

La loro epopea ebbe inizio con la discesa, correva l’anno 1464, a Bassano di Jacopo di Berto, conciatore di Gallio, nell’Altopiano di Asiago. Giunto sulle rive del Brenta, Jacopo trovò dimora in Contra’ del Ponte da cui deriverà il cognome futuro della celebre famiglia di pittori. Suo figlio Francesco, poi detto il Vecchio perché primo della dinastia, cominciò ad avventurarsi nell’arte della pittura.
Alchimista dilettante, cartografo e decoratore più che grande artista, Francesco dette vita a creazioni d’arte sacra che rispondevano alle richieste del mercato locale avviando un’eterogenea, attivissima bottega.

Francesco Dal Ponte il Vecchio Madonna in trono tra i Santi Paolo e Pietro 1519

Qui collaborano i figli, Giambattista e Jacopo, giovane di immenso talento che, con il suo pennello, avrebbe scritto pagine indelebili della storia dell’arte e della pittura italiana e non solo.

Genio mite e riservato, è a lui che si deve il cambio di passo e quella che sino ad allora era soprattutto una forma di artigianato decorativo prende la valenza di grande arte.

Arte coltivata, con successo, anche dai suoi figli – il talentuoso e melanconico Francesco il Giovane, Giambattista, e poi i diligenti Leandro e Gerolamo, fino al nipote Jacopo Apollonio che disegnava di nascosto – ai quali “il Bassano” seppe trasmettere amorevolmente la sapienza e la poesia della sua arte.

I loro dipinti, ammantati da un ineffabile “mistero del quotidiano”, conquistarono il mercato internazionale: grandi quadri di devozione sacra destinati alle chiese, ma anche ritratti, commoventi notturni e intense pastorali che, dalla piccola Bassano, giunsero ad arricchire le grandi collezioni reali, da quella di Rodolfo II a Praga, alla Madrid di Filippo II, giungendo fino alle Americhe.

Jacopo Dal Ponte San Valentino battezza Santa Lucilla 1575

Una storia che si conclude quando Jacopo Apollonio, formatosi sotto la guida dello zio Leandro, realizza le ultime repliche prodotte sui disegni e i modelli del nonno Jacopo.

La storia dei Bassano, una vera e propria epopea per immagini iniziata sul finire del Quattrocento, esce così di scena avendo all’attivo oltre un secolo di grandissima fortuna.

I visitatori si muoveranno di opera in opera (e di opere dei Bassano se ne ammireranno ben 40 oltre a oggetti e documenti preziosi), sull’onda emotiva delle parole del libro della scrittrice Melania Mazzucco, Premio Strega e autrice di celeberrimi romanzi storico-artistici quali La lunga attesa dell’angelo e L’architettrice. Si tratta di un libro d’autore, edito dagli stessi Musei Civici in un’edizione limitata, da collezione.
Ad arricchire ancor più il racconto visivo, alle opere sono affiancati, in alcuni casi, oggetti o libri (come il Libro dei conti della bottega, o il quaderno di esercizi alchemici di Francesco il Vecchio, o un erbario del Cinquecento che dialoga con le piante dipinte da Jacopo nella Fuga in Egitto, la preziosa Croce astile del Filarete, capolavoro dell’oreficeria sacra del Quattrocento, ecc.).

Francesco Dal Ponte il Giovane, Orazione nell’orto, olio su tela,1590 Bassano del Grappa, Museo Civico

Ad impreziosire ulteriormente il progetto espositivo, un ospite illustre: il Ritratto di uomo in armi di Jacopo Bassano, in prestito dalla sede londinese della galleria Robilant+Voena: il capolavoro – appartenente alla fase più originale, dinamica e sperimentale della maniera di Jacopo – esplora un genere assai poco praticato dal maestro veneto, quello della ritrattistica.

Sebbene le fonti menzionino una sua non marginale attività come ritrattista, pochissimi sono i ritratti di Jacopo individuati con certezza dalla critica, oggi dispersi tra importanti raccolte pubbliche d’Europa e d’America, da Kassel a Budapest, da Palazzo Rosso a Genova al Getty Museum di Los Angelés.

Insieme al preziosissimo piccolo Ritratto del Doge Sebastiano Venier, dipinto ad olio su rame e conservato nello stesso Museo Civico bassanese, il Ritratto di uomo in armi segna quindi un momento fondamentale per lo studio dell’intera opera del pittore bassanese.

Gerolamo Dal Ponte, Cristo innalzato sulla croce, olio su tela, fine del XVI sec.

Dopo essere stato a lungo ascritto alla mano di pittori quali Veronese e Pordenone, nel 2009 il Ritratto di uomo in armi è stato ricondotto con fermezza al catalogo di Jacopo Bassano.

L’attribuzione, che si deve ad una felice intuizione di Bernard Aikema, è stata accolta dai massimi studiosi di pittura veneta del Cinquecento e in particolare dell’artista bassanese, tra i quali Vittoria Romani e Beverly Louise Brown.

La nota sentimentale che lo contraddistingue viene tuttavia stemperata dal particolare impianto compositivo, caratterizzato da una certa maestosità della figura, da continui cambi di direzione e da accenni di movimento suggeriti dall’aggraziata torsione tra testa e busto, e da un particolare uso della luce fatto di raggi incidenti e baluginanti riflessi che esaltano le superfici metalliche.

A 5 anni dalla sua precedente visita in città e a quasi 5 secoli dalla sua realizzazione, il Ritratto di uomo in armi torna quindi ‘a casa’ proprio in occasione della mostra I Bassano. Storia di una famiglia di pittori.