Basilicata, “tuffo” nella storia


Accanto a Matera, Capitale Europea della Cultura per il 2019, a pochi chilometri di distanza, vi è in Basilicata un altro vero e proprio tesoro, sconosciuto a molti: si tratta del Parco Archeologico della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri, un’area che contiene alcuni tra i più importanti siti archeologici d’Italia, oltre che veri e propri gioielli, le chiese rupestri, incastonate nella roccia.
Matera, una città tra le più antiche del mondo il cui territorio custodisce testimonianze di insediamenti umani a partire dal paleolitico e, senza interruzioni, fino ai nostri giorni; una città che rappresenta una pagina straordinaria scritta dall’uomo attraverso i millenni di questa lunghissima storia.
Matera è, come detto, soprattutto conosciuta come “ la città dei Sassi”, il cui nucleo urbano originario, sviluppatosi a partire dalle grotte naturali scavate nella roccia e successivamente modellate in strutture sempre più complesse all’interno di due grandi anfiteatri naturali che sono il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano, le ha dato questa definizione e di questa città, unica nel suo genere, parleremo ancora, cercando di raccontare soprattutto i suoi angoli nascosti.
Oggi tuttavia, vogliamo ricordare a quanti, nel 2019 programmeranno un viaggio a Matera, di non dimenticarsi che prima di entrare in città o prima di lasciare la Regione, c’è anche un altro luogo che merita senz’altro una visita: a est rispetto alla città, si estende infatti lo straordinario parco archeologico storico-naturale della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri, un’area che contiene alcuni tra i più importanti siti archeologici d’Italia, risalenti al Paleolitico ed al Neolitico, oltre che veri e propri gioielli, le chiese rupestri, incastonati nella roccia.
Il parco è situato nella parte orientale della Basilicata, al confine con la Puglia e si estende per una superficie di circa 8000 ettari nel territorio di Matera e Montescaglioso: fu istituito con Legge Regionale n.11 del 3 aprile del 1990 con l’obiettivo di tutelare il comprensorio della Murgia Materana, un ambiente particolarmente suggestivo solcato dalle gravine di Matera, di Picciano e del fiume Bradano.
Il comprensorio del Parco è inserito nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO insieme ai Sassi di Matera e comprende le alture carsiche di Murgia Timone e Murgecchia che terminano a Ovest, a strapiombo sulla Gravina di Matera, un piccolo torrente che divide la Murgia dai Sassi di Matera, alimentato da un unico affluente, il torrente Jesce, (che nasce nei pressi di Altamura).

Quest’area rappresenta anche un territorio in cui nascono alcune delle eccellenze gastronomiche locali, parliamo ad esempio del grano Senatore Cappelli che da vita al famoso pane di Matera IGP, dei vini di Matera DOC, dell’olio del Parco delle Chiese Rupestri, tutelato dalla certificazione volontaria di prodotto.
I territori del materano sono emersi tra il Giurassico superiore ed il Cretaceo a causa dei movimenti tettonici; ciò spiega la presenza di numerosi fossili marini nelle rocce delle grotte e delle nuove costruzioni nei Sassi, queste ultime costruite riutilizzando la roccia già presente, oltre che nelle grotte della Murgia.
Le gravine rappresentano una tipica morfologia carsica della Murgia, incisioni erosive profonde anche più di 100 metri, molto simili a Canyon, scavate dalle acque meteoriche nella roccia calcarea.
Percorrere i sentieri del parco equivale a fare un tuffo nella storia, attraverso grotte la cui formazione risale a circa un milione di anni fa e che successivamente sono diventate, durante la Preistoria, dimora per uomini in cerca di riparo e protezione
Durante questa passeggiata Storico Naturalistica, il visitatore potrà percorrere, attraverso la narrazione della guida, il cammino dell’ uomo partendo dagli insediamenti del Paleolitico, ai villaggi trincerati del Neolitico di Murgia Timone, dalle comunità pastorali del medioevo agli insediamenti rupestri delle comunità eremitiche greco-bizantine che proprio su questo altopiano hanno fondato cenobi, lauree e Chiese Rupestri dove la natura impervia e silenziosa poteva avvicinare all’essenza del divino.


Il meraviglioso affaccio a strapiombo sul canyon offre al visitatore la percezione di avere il cielo stellato sotto i piedi di una galassia capovolta.
Il territorio sui quali il parco si estende è stato abitato sin dalla preistoria: lo testimoniano i numerosi reperti fossili esposti al Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola di Matera, gli stazionamenti della Grotta dei Pipistrelli e i villaggi neolitici di Murgia Timone, Murgecchia e di Trasanello, circondati da fossati difensivi scavati nella roccia.
Qui hanno vissuto anche pastori e mandriani, che hanno lasciato testimonianze indelebili della loro vita come i casali e i villaggi rupestri di San Nicola all’Ofra, Cristo la Selva e del Villaggio Saraceno, tutti muniti di chiesa rupestre e area sepolcrale.
Uno degli elementi più interessanti del Parco è costituito dalle oltre cento chiese rupestri disseminate un po’ ovunque, a volte nascoste dalla vegetazione e scavate in luoghi impervi e di difficile accesso, impreziosite da spettacolari affreschi splendidamente mantenuti.
Le chiese – alcune delle quali scavate ed altre costruite – si presentano a navata unica, come la “Cripta della Scaletta” e quella della “Madonna della Croce”, a due navate come quella “Cappuccino Vecchio” e la “Cripta del Canarino”, o a tre navate come la “Madonna delle tre Porte” o “San Pietro sulla via Appia”.
Visitandole, ci si tuffa nei secoli passati attraverso simboli sacri incisi sulla roccia, altari che sembrano emergere dalla terra e cripte di pietra levigata, architetture di inestimabile valore. In origine il fenomeno fu circoscritto alle sole presenze monastiche e bizantine che si erano insediate nel territorio tra l’VIII e il XII-XV secolo, stabilendo una rete di centri ascetici e luoghi di culto scavati nella roccia e quindi conservatisi nei secoli. Studi recenti hanno però dato evidenza anche al grande valore archeologico e architettonico di queste chiese che fanno capo a un articolato sistema.
Il simbolo del parco è rappresentato dal falco grillaio (meglio noto come falco naumanni, in dialetto ” ‘U strjscìgnl”), piccolo rapace molto diffuso in questa area e che si spinge a nidificare anche nei Sassi.
La Murgia è un territorio in cui abbondano le specie di volatili, ad esempio il capovaccaio, il più piccolo avvoltoio europeo, la poiana ed il nibbio reale.
Ricca è anche la fauna terrestre, in queste terre è facile imbattersi in gruppi di cinghiali, istrici, volpi, faine, tassi e ricci. E’ bene fare attenzione durante le escursioni ai rettili come il biacco, il cervone e la vipera comune.
Lungo i versanti del torrente Gravina è diffusa la presenza di usignoli e scriccioli. Particolarmente ricca è la flora del parco, sono ben 923 le specie presenti in questo territorio, tra le quali circa un centinaio rarissime, 61 quelle di nuova segnalazione per la flora lucana di tipo mediterranea. Particolarmente significativa è la presenza di alcune tipologie di timo, come quello arbustivo e quello spinosetto, oppure la salvia argentea e lo zafferano di Thomas, oltre che il cipollaccio della Basilicata. La flora rupestre è composta per lo più da Kummel di Grecia, campanula pugliese e fiordaliso garganico.
Anche la fauna è significativa, tra i sentieri è possibile incontrare istrici, faine, volpi, donnole, tassi, gatti selvatici e cinghiali.
Tra i rapaci si possono osservare il capovaccaio, la poiana, il nibbio reale e il falco Grillaio, un piccolo falco adottato come simbolo del Parco, che arriva in primavera dalle savane africane, si riproduce ed in autunno si dirige per svernare a Sud-Ovest del deserto del Sahara.
Info:
www.basilicata.net
www.basilicataturistica.it
www.comune.matera.it
www.basilicatanet.com/ita/web/item.asp?nav=parco_chiese_rupestri_matera
www.wikimatera.it/cosa-vedere-a-matera/il-parco-della-murgia-materana-e-delle-chiese-rupestri