La “città rosa” giordana

Preceduto da quella che dovrebbe essere una nuvola di polvere dovuta ad una esplosione, Indiana Jones esce a cavallo da un palazzo dell’antica città di Petra, palazzo conosciuto come “Il Tesoro”: “Indi” – interpretato da Harrison Ford –  si sta allontanando dopo aver trovato e e poi perso “il santo Gral”: è una delle ultime scene del film “Indiana Jones e l’ultima crociata”, diretto da Steven Spielberg nel 1989 e interpretato anche da Sean Connery.

Una scena che aveva acceso la fantasia di migliaia di appassionati di “Indi”, ma soprattutto la curiosità nei confronti della straordinaria città di Petra, in Giordania, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 6 dicembre del 1985 e una delle nuove Sette Meraviglie del Mondo.
Come nel 1812 l’antica città di Petra fu rivelata al mondo moderno dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt, il film di Spielberg ne ha ravvivato nuovamente la memoria contribuendo così alla riscoperta della “città rosa”.
Per la verità quella dell’uscita di Indiana Jones a cavallo dal palazzo del “Tesoro”, fu l’unica scena girata effettivamente a Petra: a Spielber non fu concesso di girare altre scene all’interno del sito archeologico, interni che furono invece ricostruiti negli studios di Londra.

Ad Deir, il Monastero inciso nella roccia

Petra si trova a circa 250 chilometri a sud della capitale giordana Amman, in un bacino tra le montagne del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal mar Morto sino al golfo di Aqaba, sul mar Rosso: all’inizio il suo nome era Reqem o Raqmu, ( la Variopinta), attestato anche nei manoscritti di Qumram e poi chiamata appunto Petra.
L’antica città è uno dei tesori nazionali della Giordania e di gran lunga la sua attrazione turistica più conosciuta: è eredità dei Nabatei, un popolo arabo laborioso che si stabilì nel sud della Giordania più di 2.000 anni fa.
Ammirata per la sua cultura raffinata, l’architettura massiccia e l’ingegnoso complesso di dighe e canali d’acqua, Petra fu abitata anche dagli Edomiti e dai Romani, ed ha riunito in se le conoscenze e l’abilità di tutte queste civiltà.

La città, nel suo passato di luci e ombre, cominciò infatti a prosperare come capitale dell’impero Nabateo a partire dal primo secolo Avanti Cristo. In quel periodo era nota per il commercio dell’incenso, di mirra e spezie e successivamente passò sotto l’Impero Romano prima di essere abbandonata a causa del cambio delle rotte commerciali e di un devastante terremoto e, benché le sue antiche cavità abbiano ospitato i beduini per secoli, fu praticamente dimenticata fino all’età contemporanea:
Leggende, storie, racconti sono sorti nei secoli intorno alla città: tra le altre anche quella che sotto l’attuale Petra, coperta ancora dalla sabbia del deserto, ne esista un’altra, altrettanto maestosa.

Per il colore delle rocce che la circondano, Petra è, come detto, conosciuta anche come “città rosa” e proprio in queste rocce sono scolpiti i suoi monumenti: i Nabatei, seppellivano i defunti utilizzando dei veri e propri palazzi, ma in questa città c’erano anche templi e un teatro e con l’arrivo dei romani e l’incursione bizantina, sono state costruite le chiese e la Strada delle Colonne. Il sito sarebbe stato abitato per oltre diecimila anni per cui sono presenti anche installazioni ben più antiche, che rendono l’area di grande interesse storico-paesaggistico.

Quando tra mito e realtà la differenza è inesistente, la suggestione è garantita: chiunque abbia visitato Petra, sa benissimo che l’emozione è sempre dietro l’angolo, tra gole che improvvisamente lasciano spazio a monumenti scavati nella roccia rossastra, dune di sabbia che nel tempo hanno acquisito bizzarre forme e angoli di paesaggio quasi lunare che creano contrasti cromatici particolari.

L’ingresso più spettacolare, quello usato dalla maggior parte dei turisti per entrare nel sito, dopo aver pagato un biglietto d’ingresso al Centro Visitatori, è quello orientale, attraverso una lunga e profonda fessura tra rocce color rosa, chiamata Siq.
Tecnicamente il Siq, con le sue pareti alte sino a 200 metri,, non è un canyon (una gola scavata dall’acqua), ma una faglia geologica prodotta da forze tettoniche: in vari punti si può infatti vedere come le venature della roccia di una parete siano speculari a quelle della parete opposta e di questo  ci se ne può accorgere soprattutto nei punti in cui il Siq si restringe fino ad essere non più largo di 2 metri.

Alla fine di questo incredibile percorso, che oltre che a piedi si può percorrere a cavallo o a dorso di asinelli, si sbuca in un ampio spiazzo dove improvvisamente ci si trova davanti uno dei più bei monumenti dell’intero sito di Petra, il Khasneh al Faroun o Tesoro del Faraone, la cui facciata è incisa nella roccia e che presenta l’ingresso di un’unica stanza, vuota.
Una leggenda racconta che il Faraone dell’epoca fu in grado di crearlo con un solo suo gesto, per avere a disposizione un luogo dove poter depositare i propri averi e poter così inseguire gli israeliti dopo l’Esodo.
L’esterno del “Tesoro”è considerato l’immagine simbolica di Petra.
Nel sito archeologico ci sono più di 800 monumenti, tra i quali ben 500 tombe.
Vicino al Siq si trova la Tomba dell’obelisco, un monumento funerario che al centro rappresenta una figura antropomorfa; opposta al “Tesoro”, c’è la Sacra Sala, che si suppone avesse una funzione rituale.
Lasciato il Siq la strada si allarga e sui due lati si trovano più di 40 tombe e case costruite con uno stile che ricorda l’architettura assira.

L’altare dei sacrifici

In cima allo jebel Madbah si trova l’altura del Sacrificio, che i Nabatei spianarono per ottenere una piattaforma, con canali di scolo per far defluire il sangue degli animali sacrificati. Ampio spazio lo occupa il teatro, che poteva ospitare fino a ottomila persone.
All’interno delle falesie sono state scavate alcune delle più belle e importanti tombe di Petra costruite per i re. La via centrale è una strada colonnata di epoca romana. Su entrambi i lati si affacciavano i portici che davano accesso alle botteghe. La porta di Traiano segnava il passaggio dall’area commerciale della città, all’area destinata al culto del Qasr al-Bint.

L’anfiteatro

Altri monumenti sono il Tempio Grande; il Qasr al-Bint, ovvero il castello della figlia del Faraone; il Tempio dei leoni alati; la chiesa; il Museo di al-Habis e il Museo Nabateo.
Sulle colline sopra i musei si trova il Monastero, un edificio scavato nella roccia molto simile al Palazzo del Tesoro, ma molto più grande.
Essendo uno dei luoghi più turistici del mondo non mancano le strutture alberghiere di ogni categoria, anche nei pressi dell’ingresso del sito: e si possono trovare alberghi a una stella e resort di lusso a cinque stelle; alcuni sono molto moderni e decisamente poco idonei all’ambiente, ma esistono anche degli hotel ricavati nella roccia, proprio come la città di Petra.