Coronavirus
Serve una cura per il turismo

di Marta Soligo.

Analizzando da un punto di vista sociologico le recenti notizie sugli effetti del COVID-19 sull’industria turistica, viene alla mente il concetto di “società del rischio”. Il termine, coniato dai sociologi Urlich Beck ed Anthony Giddens, descrive come la società occidentale contemporanea sia nel mezzo di una transizione da “società industriale” a “società a rischio”.
I due studiosi portano al centro dell’attenzione l’idea che la tecnologia oggi produce nuove forme di rischio alle quali siamo costantemente tenuti a rispondere ed adeguarci. Gli effetti in questo senso trascendono i confini politici e geografici, dando origine a cambiamenti tanto radicali quanto controversi a livello culturale, sociale e politico.

È interessante notare come il rischio sia parte integrante dell’industria turistica, basti pensare all’effetto di fenomeni quali attentati terroristici e disastri naturali. Si tratta di fattori definiti come esogeni, ossia non dipendenti direttamente dal settore ma in grado di influenzarlo profondamente. Per quanto frequenti, però, questi eventi sono inaspettati e quindi affliggono un mercato che si trova impreparato.

In queste ore i giornalisti di tutto il mondo si stanno interrogando sul futuro del traffico internazionale, analizzando il comportamento dei turisti, che al momento rappresentano un perfetto esempio di società del rischio. La situazione è complessa, e chi lavora nel campo della ricerca scientifica sa che è presto per sbilanciarsi in termini di dati. Al momento ci si limita a ragionare sui presunti rischi e timori di chi si trova con un biglietto areo o una prenotazione alberghiera in mano e non sa come procedere.

L’unica certezza è che viaggiare ai tempi del COVID-19 vuol dire rischiare. Prima di tutto, la preoccupazione maggiore è legata alla propria salute. La questione è semplice: non si viaggia perché si teme di essere contagiati, soprattutto nelle zone dove i casi di Coronavirus sono in aumento. Inoltre, arrivano sempre più notizie legate al fatto che diversi Paesi in tutto il mondo stanno bloccando sia gli arrivi che le partenze nei propri aeroporti. La paura è quella di trovarsi a pagare un volo che poi verrà annullato, con il rischio di perdere i soldi del biglietto, e magari anche della prenotazione dell’albergo, del museo e così via.

Se nel primo caso la risposta appartiene solo ai professionisti del settore sanitario, nel secondo, gli esperti presumono che nelle prossime ore verranno presi importanti provvedimenti. Bisogna sottolineare che talvolta una semplice ricerca online può essere d’aiuto. Negli ultimi giorni, infatti, diverse compagnie aree hanno pubblicato sui propri siti dei comunicati dedicati ai viaggiatori i cui voli sono stati cancellati a causa del COVID-19.

Nel frattempo, il turismo sta ricevendo anche delle risposte dalle istituzioni. Il premier Conte ha sottolineato che verranno dati aiuti alle strutture turistiche che hanno subito danni economici a causa della minaccia del contagio. Si spera quindi che questo porti i soggetti che fanno parte del settore ad avere soluzioni concrete da offrire ai turisti in materia di cancellazioni e rimborsi.

È importante, poi, tenere in considerazione il recente comunicato rilasciato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), scritto con i vertici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO). Le due agenzie enfatizzano la necessità di una piena collaborazione tra gli enti facenti parte del settore dei viaggi, siano essi pubblici o privati. Inoltre, UNWTO invita i soggetti coinvolti ad agire in maniera responsabile, non solo rispettando le regole dettate da WHO, ma anche minimizzando interferenze non necessarie che possano influenzare il traffico ed il commercio internazionale.

Analogamente, Gloria Guevara, presidente del World Travel and Tourism Council (WTTC), la settimana scorsa ha spiegato: “I governi e le autorità non devono cercare di fermare viaggi e scambi in questo momento. La chiusura dei confini, l’imposizione di divieti di viaggio e l’implementazione di politiche estreme non sono la risposta per fermare la diffusione del Coronavirus. L’esperienza passata”, prosegue Guevara, “dimostra che intraprendere azioni così estreme è, nel migliore dei casi, inefficace. Esortiamo i governi ad esplorare misure basate sui fatti, che non incidano sulla maggioranza delle persone e delle imprese per le quali i viaggi sono essenziali”.

È importante sottolineare, poi, il ruolo dei media, dato che ora più che mai i mezzi di comunicazione si stanno dimostrando in grado di influenzare il mercato dei viaggi. È necessario riflettere sul ruolo chiave di un’informazione di qualità in grado di dare notizie fondate ed attendibili, che al momento sembrano vitali. La speranza è che nei prossimi giorni proprio da quei media arrivino comunicazioni positive.

Auspicando che ciò avvenga non solo in termini di nuove terapie in campo sanitario, ma anche di provvedimenti e strategie per quei settori economici che stanno soffrendo, turismo in primis.