Rosa Jaipur.
Corrispondenze dall’India

Dopo aver percorso per tre giorni le strade di Delhi oggi Jaipur mi sembra una città svizzera.

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Eppure quella che può apparire come una battuta si rivela essere un’intuizione.

Scopro che Jaipur è la prima città dell’India del Nord basata su un piano urbanistico. Le idee del sovrano fondatore, il guerriero e astronomo Jai Singh si sposarono con la maestria dell’architetto Vidyadhan Bhattacharya.

Scienza e simmetria.

Jaipur nasce così.

Sono sorpresa.

L’architettura superba della “città rosa” supera le mie aspettative. Alterno così occhi in su, alla ricerca costante della perfezione, a sguardi rivolti verso il basso. Mercati, contrattazioni, bazar e strade gremite, brulicanti di vita.

L’odore della vita, l’annuso in ogni angolo, un po’ come fanno i cani, non importa se a tratti il puzzo stordisce o inebria o provoca nausea. Qui la vita è anche questo, qui l’odore è parte della strada, dei vicoli, parte di un mondo che tanto mi affascina, che tanto cerco e accolgo.

Eccolo finalmente il mio Rajastan. Mi immergo. Passeggio come fosse casa, con quella disinvoltura che ultimamente caratterizza la mia andatura. E sorrido e saluto e stringo mani, incontro volti, sorrisi, sguardi, curiosità.

Chiacchiero in tutte le lingue che conosco, costruisco ponti, costantemente.

Architettura che scatena la mia solita frenesia di scatti. Voglio immortalare la bellezza del pavone, le voluttuose immagini del Kamasutra, il bagliore della luce che si riflette in quel mosaico di specchi minuscoli.

Un gentleman la nostra guida.

Uomo garbato, preparato, colto.

L’abbiamo incontrato per caso stamane e da allora ci racconta storie con passione e maestria. Si scusa solo quando tocca temi scabrosi, troppo forse per una “madame” come me. Io, al contrario, quelle storie le succhio in profondità, le faccio mie. Dal palazzo reale a quello dei venti, dai bazar alle strade secondarie.

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Jaipur moltiplica curiosità e mi soffermo sugli interessanti scatti del maharajah artista. Ram Singh II. Il primo principe fotografo d’India, immortalava mogli, dignitari, fachiri, e l’intera corte della leggendaria città rosa. Si travestiva e vagava per le strade in incognito per osservare i suoi ufficiali. Costruì scuole e musei. Non lo conoscevo.

Espressione austera in abiti da hippy. Lo trovo anarchico e moderno, esattamente come i suoi autoritratti. Scatti in bianco e nero che regalano spaccati di vita, la sua e quella di donne bellissime, enigmatiche, esotiche, avvolte in abiti preziosi, quintessenza della femminilità.

Immagini di un mondo che non esiste più ma che queste fotografie sanno rievocare magicamente. Le intravedo nelle stanze, bellissime e sfuggenti. Colorate di sari. Farfalle leggiadre. Ombre silenziose le donne del maharajah.

Non mi sfugge nulla. Ogni dettaglio.

Nel dettaglio c’è tutta la grandezza.

Il dettaglio racconta segreti.

Ci rinfreschiamo con una bibita nel bagliore aranciato di un sole che trascina tempo. Tempo speso contemplando infinito ma sempre con i piedi ben piantati per terra, per le strade popolate dagli ultimi, dal dolore di una povertà straziante, sconfinata.

Palpabile anche in questa serata col vento che trafigge il mio tramonto teutonico, col bisogno di scrivere per raccontare luoghi e pezzetti di vite.

Il cielo di Norimberga pennellato di nuvole rosa. Quello stesso rosa, caldo, di Jaipur.

Jaipur zonzolando:


Vi segnalo qui il sito del “city palace”, dove potrete trovare indicazioni su orari di visita e altre informazioni.

“Painting and photography”, ecco la mostra che potrete vedere all’interno del palazzo reale di Jaipur.

Per un aperitivo con vista mozzafiato consiglio i localini che si trovano proprio di fronte all’Hawa Mahal, ce ne sono diversi e tutti molto simili.

Mercati: Bapu Bazaar, Johari Bazaar, Kishanpol Bazaar (famoso per i tessuti), sono tutti imperdibili, come imperdibile resta l’esperienza di fare acquisti in India.

Vi posso garantire che non ne uscirete vivi!!!

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