La mia piccola rivoluzione.
Corrispondenze dall’India

Non avete idea di come possa essere semplice fare il rivoluzionario in India.

scoprire-l-india-tra-gli-invisibili-7In India basta un gesto. Un gesto irrilevante per fare la rivoluzione. E io amo rompere schemi.

Osare.

Qui è sufficiente essere gentili con gli ‘invisibili’.

Vero, degli invisibili non v’ho ancora parlato. Semplice, gli invisibili sono gli ultimi della “parade” indiana. Gli ultimissimi di questa maledetta gerarchia. Quest’ordine atavico, queste caste del menga. Rientrano nella suddetta categoria i servitori, coloro che usano la forza fisica nelle loro occupazioni professionali. Tutti coloro si occupino di lavori considerati socialmente ignobili, abietti, bassi.

Eppure gli invisibili sono davvero ovunque: puliscono toilette, aprono porte, riordinano stanze, potano piante,… ma la sensazione è che nessuno se ne accorga. Mai un grazie, mai un gesto gentile, mai un sorriso, un arrivederci. Gli invisibili, in quanto tali, passano inosservati, sono trasparenti, nessuno si cura di loro.

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Ed ecco la rivoluzione semplice, la rivoluzione a portata di mano, Revolución prêt-à-porter. E’ sufficiente un sorriso, qualche domanda, un ringraziamento. Ogni gesto, ogni mio gesto, anche quello apparentemente più insignificante, porta scompiglio. La prima settimana di gentilezze sparse è stata, probabilmente, vista con sospetto. Agli occhi degli invisibili senza dubbio ma anche agli occhi dei ‘fighi’, (fighi perché è evidente che, molti di loro, si sentano così), insomma l’Upper class indiana, ancora in cerca di una sua identità, una sua collocazione. Al momento però sono poco interessata a loro, al contrario trovo estremamente affascinante la rivoluzione. Gli invisibili, a poco più di due settimane dal mio arrivo, stanno lentamente abbassando barriere. Certo abbatterle sarà pressoché impossibile, ma il solo fatto che si possano anche minimamente allentare, mi rende felice. Adesso gli invisibili, i ragazzi e le ragazze che lavorano qui, mi salutano e sorridono in modo diverso.

Non è più un atto dovuto il loro, non è da copione, è scambio di gentilezza.

E’ salutarsi per nome.

Ai miei occhi questa è già una piccola vittoria.

Dall’India passo e chiudo amati lettori e amici. Ripensandoci, cosa c’è di più bello di un banale gesto rivoluzionario? Nulla.

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