Aldabra, magia della natura

La prima segnalazione dell’esistenza dell’atollo di Aldabra è degli inizi del 1500, quando il gruppo di isole che lo compongono, fu incluso su una mappa dai componenti di una spedizione portoghese guidata dal navigatore Vasco da Gama, per la precisione nel 1511, mentre le notizie di una prima visita di esseri umani, risalgono al 1742 ed è stata fornita da alcuni naviganti che vi si erano fermati per approvvigionarsi di cibo.
Oggi, oltre 500 anni dopo queste prime segnalazioni, chi si dovesse trovare a visitare l’atollo, in pieno Oceano Indiano, lo troverebbe come allora, se non più straordinario e tale è la sua bellezza, la sua unicità, da essere inserito tra i Patrimoni dell’umanità da parte dell’UNESCO.
Solo il nome è bastato a ispirare in passato antichi viaggiatori e famosi scienziati: tutt’oggi questo fascino persiste e visitare Aldabra rimane la destinazione mitica per i più intraprendenti viaggiatori.

Il nome stesso è un mistero: probabilmente di origine araba ed ha un numero imprecisato di significati differenti, “ALdabra”, l’isola “verde”, o ancora, “il battente della porta” o, addirittura, qualcuno lo fa risalire alla stella Aldebaran, usata come strumento di navigazione.
Ma andiamo con  ordine. L’atollo di Aldabra, fa parte delle isole Seychelles e si trova come detto nell’Oceano Indiano, a poco meno di 1200 chilometri dalla capitale della Repubblica, Mahe: si tratta del secondo atollo più grande del mondo – dopo l’atollo di Kiritimati o isola Christmas, nell’Oceano Pacifico centrale e facente parte della Repubblica delle Kiribati –formato da quattro isole principali, Grande Terre, Malabar, Polymnie e Picard che circondano una straordinaria laguna, oltre che di una trentina di piccole isole e centinaia di scogli: l’atollo supera i 35 chilometri di lunghezza e i 14 di larghezza, una sorta di rettangolo che copre un’area di 357 chilometri quadrati, occupati per quasi la metà dalla stessa laguna.

beach at Praslin island, Seychelles

I quattro passaggi tra le isole che collegano la laguna all’oceano, West Channel, Main Channel, Johnny Channel e East Channel, a ogni flusso e riflusso delle maree, fanno entrare e uscire un’enorme quantità di acqua: quasi l’80% di quella che in alta marea si trova nella laguna, quando la marea scende, questa in parte si svuota lasciando così all’asciutto grandi zone di terreno.

Granchio del cocco

Completamente disabitata, è raggiungibile solo via mare e non sempre a causa delle correnti marine che ne preservano l’isolamento: per contro ci abitano insolite e inaspettate specie di uccelli tropicali e un numero indefinito di tartarughe giganti, pare ne siano state censite oltre 100 mila.
Oggi è la Seychelles Island Foundation (SIF) che si occupa di Aldabra e che si accerta che le severe limitazioni all’accesso per proteggere il fragile ecosistema dell’ isola siano rispettate: non ci sono strutture turistiche sull’isola, ma solo una piccola stazione di ricerca composta da scienziati e ricercatori per studiare la biodiversità dell’atollo.

Tra il XVIII e il XIX secolo vi furono alcuni tentativi di insediamento umano, ma tutti fallirono rapidamente a causa della scarsità d’acqua, della lontananza dalle normali correnti di traffico e delle difficoltà di approdo.
La tradizione ecologica di Aldabra risale al 1874, quando Charles Darwin con altri studiosi presentò la prima petizione “verde” internazionale per proteggere le tartarughe giganti, scomparse completamente dalle altre isole dell’Oceano Indiano: nel 1954 l’atollo fu visitato anche da Jacques Cousteau.
Scampato poi ad un progetto politico anglo–americano che ne voleva fare – nei primi anni ’60 – una base navale militare, l’atollo fu oggetto dell’interesse della Royal Society di Londra che, tra il 1969 e il 1971, impiantò una stazione scientifica e di ricerca sull’isola di  Picard.
Quando nel 1976 l’atollo fu restituito dal BIOT (Brtitish Indian Ocean Territory), alla neonata Repubblica delle Seychelles, il governo si rese subito conto della straodinaria unicità e quindi, dell’importanza di questo luogo, promuovendo e favorendo la costituzione della fondazione Seychelles Island Foundation, destinata ad occuparsi dello studio e della conservazione dell’intero arcipelago delle Seychelles, ma ma soprattutto dell’atollo di Aldabra.

Dichiarato per legge Riserva Speciale nel 1981 e World Heritage Site nel 1982 dall’Unesco, la stazione di ricerca Settlement – nonostante le difficoltà – è stata ammodernata ed è costantemente abitata da una decina di ranger che sorvegliano lo stato dell’atollo, registrando ogni evento e ospitando gli studiosi che vi si recano.
Vietato, come detto soggiornare sulle isole che compongono l’atollo, mentre sono possibili escursioni giornaliere, anche se con regole molto severe, per svolgere alcune attività come il drift diving, per esplorare i fondali e ammirarne ricchezza e popolazione, mentre la pesca è vietata

Rallo dalla gola bianca

Oltre alle tartarughe giganti che, come detto, sono decine di migliaia, sulle isole dell’atollo si  incontrano anche i granchi del cocco, che raggiungono il mezzo metro di grandezza e una variegata popolazione di uccelli, tra cui fenicotteri e ibis, che conta ben 97 specie autoctone, oltre all’ultimo sopravvissuto degli uccelli incapaci di volare dell’Oceano Indiano, il rallo dalla gola bianca.

Numerose varietà di mangrovie, 200 varietà di piante da fiore di cui 40 esclusive dell’atollo, vari arbusti, sono parte di una vegetazione lussureggiante ed insolita per un atollo.
Durante l’alta marea all’interno della laguna entrano creature di ogni genere e colore: dalle mante ai piccoli squali, dalle tartarughe marine, alle cernie, alle aquile di mare, ai barracuda, ai pesci pagliaccio, oltre a moltissime altre specie, mentre all’esterno della barriera corallina stazionano balene, delfini e dugongo, rappresentando in questo modo un vero e proprio paradiso per sub e amanti della natura così come dello snorkeling.

Tornando alla terra ferma, alle tartarughe giganti, sull’atollo come detto ne sono state centite oltre 100 mila: si tratta di tartarughe caretta giganti e di tartarughe marine verdi: per quanto riguarda le tartarughe giganti, queste possono raggiungere anche i 2 quintali e mezzo di peso, mentre il loro guscio può arrivare a 120 cm di diametro.

Volpe Volante di Aldabra

Altrettanto degna di nota è sicuramente la varietà di uccelli che vivono e nidificano ad Aldabra: qui è possibile vedere fenicotteri, fregate, aironi, ralli golabianca di Aldabra, fetonti codarossa, nettarinidi, ibis, sterne, dronghi di Aldabra, e sono solo alcuni esempi: si parla infatti di ben 97 specie endemiche e gli otto diversi tipi di mangrovie originarie delle isole ne rappresentano l’habitat naturale.
La volpe volante è l’unico mammifero nativo mentre la lumaca di Aldabra è scomparsa  nel 1997, venendo fortunatamente riscoperta nel 2014 durante alcuni studi volti alla stesura di un inventario.
Oltre agli arbusti, che solitamente non superano i 3-4 metri di altezza, sono presenti ben 200 diverse piante da fiore, di cui 40 autoctone e assolutamente uniche. Per gli atolli corallini tale varietà vegetale è eccezionale: sono poi rarissimi i coralli fungo, che di fatto non esistono in nessun altro luogo del mondo.

I visitatori di queste isole negli anni sono stati davvero pochi a causa della difficoltà per raggiungerle anche a causa della posizione remota: tuttavia il momento migliore per recarsi all’atollo è quello fra il mese di aprile e quello di ottobre, durante il periodo invernale particolarmente caldo e secco, mentre la stagione estiva del luogo risulta essere calda ma umida, con possibilità di piogge e tempeste tropicali: va anche detto che trovandosi l’atollo a sud dell’equatore può essere soggetto all’arrivo di cicloni tropicali.
Riuscire ad essere tra i privilegiati a visitare questo paradiso ai confini del mondo costituisce un’esperienza unica ed indimenticabile, da vivere almeno una volta nella vita.