Piastrine mie non mollate.
Corrispondenze dall’India

Ho ripreso in mano la penna.

Buon segno.

Giorni complicati. Faccia a faccia con paura e solitudine. Dolore fisico intenso e senso di smarrimento.

Nei giorni scorsi la febbre alta mi ha fatto maledire l’India, ho pensato di odiare questo Paese.

Anzi no, l’ho proprio odiato.

Brividi e dolori ovunque.

Il mio corpo sentiva tutto il giogo di questa maledetta dengue spacca ossa.

Le piastrine in caduta libera mi hanno fatto scendere qualche lacrima. Forse, per la prima volta, ho avvertito tutto il peso della solitudine. Essere soli. Davvero soli.

Mancava la famiglia, mancavano tutte le persone che mi amano più di consanguinei.

La mia rete di vita e amore.

Però è bastato un attimo.

Dopo la comunicazione della necessità di un donatore compatibile (di piastrine…) e la mobilitazione a cui abbiamo assistito giovedì, ho pensato che questo Paese fosse il posto più generoso del pianeta.

Sono venuti qui, in ospedale, sconosciuti pronti a donare un loro pezzetto a me.

Ecco, allora tra una lacrima e un sorriso ho ritrovato una sorta di famiglia.

Quella a cui sento sempre di appartenere. Quella a cui non ho mai smesso di credere. Allora, improvvisamente, anche la dengue fa meno paura, improvvisamente mi viene un sorriso, improvvisamente questa mi sembra un po’ casa.

Entra il ragazzo col cibo, mi sorride e dice di aver pregato per me. Non so chi sia, ma gli ho sorriso ieri, sebbene avessi il magone. Il fatto che abbia speso una preghiera per me, senza conoscermi, mi fa credere che questo pianeta sia ancora un posto meraviglioso dove vivere.

E l’India, questa baracca che s’arrabatta, un luogo incomprensibile ma eccezionale.

E io, minuscola bergamasca, sempre più figlia di questo mondo❤️.