Fumone, il borgo dei misteri

Panorama di Fumone, con al centro del borgo i suoi straordinari giardini pensili più alti d’Europa

Un luogo senza tempo, un borgo sicuramente tra i più belli del Lazio, con la ricchezza, nel suo territorio, di un luogo con alle spalle una storia antica e affascinante, piena di misteri e, secondo alcuni, anche un luogo popolato da fantasmi.
Ma andiamo con ordine: Fumone, piccolo centro della Ciociaria, in provincia di Frosinone, posto su un colle a poco meno di 800 metri sul livello del mare, facente parte della Comunità Montana dei Monti Ernici.
E i misteri di cui parlavamo, sono quelli racchiusi nel suo castello, conosciuto anche come Castello Longhi-De Paolis e noto soprattutto per essere stato la prigione per poco più di 10 mesi, nel 1295, di Papa Celestino V, che vi morì dopo una dura prigionia.
Grazie alla sua posizione strategica, con il suo castello, Fumone assunse un’importante funzione di controllo del territorio, specialmente nel periodo medioevale: fu infatti fondamentale per la sicurezza di Roma, in particolar modo nei periodi segnati dalle invasioni, come quelle saracene e normanne.

A questo proposito, sembra che il suo nome derivi proprio dal fatto di essere stato centro di segnalazione di nemici, mediante l’accensione di fuochi su una apposita torre: la colonna di fumo dava il via a un sistema di segnali a catena, che coinvolgendo anche paesi vicini, giungeva fino alle mura capitoline, avvertendo così Roma dell’imminente pericolo.
Questa tesi ha riscontro nel detto “Cum fumo fumat tota campania tremat”, che tradotto significa “quando Fumone fuma tutta la campagna trema”.

Percorrendo i vicoli del borgo, si incontrano antichi palazzi, come “Le Case Grandi”, “Martini” e “Alessandri”.  E poi Palazzo Falconi,  affacciato sull’omonima piazza, che custodisce una storia curiosa: si racconta di un pittore che trascorse un’intera notte a dipingere un stanza del palazzo con il ritratto di Napoleone, in vista di un imminente suo arrivo, che però non avvenne mai.
Meritano poi una visita anche le numerose chiese del centro storico come la Collegiata di San Pietro, la chiesa di Santo Stefano e Santa Maria del Colle, due templi pagani trasformati in chiese intorno al XV secolo. E, ancora, la chiesa della Madonna della Vittoria e, infine, la chiesa di San Biagio, patrono di Fiuggi.
Il borgo è formato da vicoli che raccontano secoli di storia, tutti pavimentati in pietra e adornati da fiori. Inoltre è possibile ammirare la bellezza delle sue antiche abitazioni in pietra, con antichi portali e finestre a bifora. Ogni vicolo è uno scorcio da fotografare.

Appartenuto agli Ernici (popolazione antichissima, residente nell’alta Ciociaria nelle città di Anagni, Alatri, Ferentino e Veroli),  Fumone, è segnalato come luogo di rifugio del Re Tarquinio il Superbo scacciato da Roma e in cerca di alleanze.
In seguito Fumone rivestì importanza militare per i Romani  nella guerra del Sannio, ma fu soprattutto durante l’invasione di Annibale, che il borgo ciociaro rivestì un ruolo chiave.  I Romani se ne servirono quando il generale cartaginese, stabilitosi  a Capua (area visibile dal castello), decise improvvisamente di puntare su Roma marciando  attraverso la via Latina (visibile anche questa dal castello per un tratto di 50 km).
Ricordiamo, a questo proposito che dal castello di Fumone sono visibili oltre 40 paesi laziali.
Dal 455 (anno dell’inizio delle invasioni barbariche) Fumone ricominciò con le sue fumate che annunciavano  future devastazioni, e per secoli tornò al suo vecchio ruolo.

Portone d’ingresso al castello

A partire dal X secolo d. C. la storia di Fumone è strettamente legata a quella della Chiesa.
Il primo documento ufficiale in cui compare il nome di Fumone è la “ Donazione Ottoniana” quando nell’anno 962 l’imperatore di Germania, Ottone 1° di Sassonia, donò alla Santa Sede e al suo Pontefice Giovanni XII , le città di Teramo, Rieti, Norcia, Amiterno e l’Arx Fumonis.
Nel 1116, durante la controversia delle investiture e la lotta in Roma tra fazione dell’imperatore Enrico V e quella papale di Pasquale II, vi fu rinchiuso il Prefetto di Roma Pietro Corsi, (per importanza la seconda carica dopo il Papa), che aveva stretto alleanza con l’Impero.

Celestino V°

Altro personaggio rinchiuso nel castello: nel 1121 fu luogo di prigionia e morte di Maurizio Bordino antipapa, (con il nome di Gregorio VIII), che anteposto dall’Imperatore Enrico V ai papi Pasquale II e Gelasio II, dopo sette  anni venne sconfitto a Sutri e condotto in catene a Fumone da papa Callisto II. Il corpo dell’antipapa fu sepolto nel castello e non venne mai più ritrovato.
E questo è uno dei tanti misteri del castello. E nemmeno l’unico.

Nel 1295 vi fu rinchiuso, da Bonifacio VIII, morendovi 10 mesi più tardi, Celestino V, che aveva rinunciato alla Tiara solo pochi mesi dopo l’elezione. Celestino V (l’eremita Pietro dal Morrone), fu eletto papa all’età di 86 anni dopo 30 mesi di conclavi andati a vuoto. Il suo nome fu scelto per via della  santa vita che conduceva, per la fama che godeva come dispensatore di miracoli, e soprattutto per ragioni politiche, vista la impossibilità per le famiglie cardinalizie dominanti, i Colonna e gli Orsini di trovare un accordo.

Cella dove fu tenuto prigioniero Celestino V°

Celestino V agì senza tenere in nessun conto gli interessi dei suoi elettori e compì una serie di azioni: tra le altre spostò la sede del papato da Roma a Napoli, creò 10 nuovi cardinali, dimezzando così il potere di quelli già esistenti, tolse dall’abbazia di Montecassino i monaci Benedettini sostituendoli con i Celestini, che gli portarono l’avversione della Curia romana .
Il pontificato di Celestino durò di conseguenza pochi mesi: il suo animo puro entrò presto in contrasto con le decisioni politiche che spesso dovevano essere fatte nell’interesse della Chiesa, e dopo un tormentoso travaglio Celestino V rinunciò alla Tiara, abdicando. Al suo posto venne eletto papa Bonifacio VIII.
Il nuovo pontefice resosi presto conto della illegittimità della sua elezione, decise di recludere il Papa dimissionario in una prigione pontificia di massima sicurezza. Fu così che venne rinchiuso nel Castello di Fumone, dove Celestino V morì il 19 maggio del 1296: si racconta che durante le ultime ore di vita del santo, sulla porta della sua cella comparve una croce splendente.
Altro mistero.

Il corpo imbalsamato del piccolo Francesco Longhi conservato in un secretaire dell’archivio gentilizio

Oggi è possibile visitare la cella, trasformata in cappella: stretta e piccola, al tempo di Celestino era ancora più umida, fredda, buia e al prigioniero non fu concesso neanche un giaciglio, costringendolo a dormire sul gelido pavimento di pietra
Nel castello si conserva, in un secretaire dell’archivio gentilizio, il corpo di un bambino, rivestito di cera: è Francesco, figlio della marchesa Emilia Caetani Longhi. Si racconta che il piccolo, nella prima metà del XIX secolo, a soli cinque anni, unico erede maschio, sia stato avvelenato dalle sette sorelle. Sempre secondo quanto si racconta, il bambino sarebbe stato avvelenato con dell’arsenico mischiato al cibo. C’è tutta via anche un’altra versione sulla morte, dolorosissima del piccolo Francesco: ucciso a causa di piccoli pezzetti di vetro che le sorelle avrebbero mischiato con il cibo.
La madre, impazzita per il dolore, fece ridipingere di nero tutti gli abiti che indossavano lei e il marito nei ritratti e fece aggiungere alle opere il volto del figlio. Inoltre, fece imbalsamare il corpo del piccolo, del quale continuò a prendersi cura, lavandolo, vestendolo e parlandogli, fino alla fine dei suoi giorni.

Interno del Castello: accanto alla scala, il “pozzo delle vergini”

Ad accompagnare il giallo storico, la leggenda popolare secondo la quale durante alcune ore del giorno e della notte si odono le grida straziate della madre che invoca il nome del figlio, oltre a quelle dello stesse bambino che piange e chiede aiuto.
Ed ecco l’ennesimo mistero del castello di Fumone.
Ma altre storie macabre  e misteri si raccontano, come ad esempio quelle legate al “Pozzo delle Vergini
Leggenda vuole che, in virtù del diritto di Jus primae noctis, i signori di Fumone rivendicassero la prima notte di nozze delle giovani spose che dovevano giungere all’appuntamento vergini. Quelle giudicate impure dal signore venivano gettate nel pozzo che si trova ancora oggi all’ingresso del piano nobile del palazzo: si dice che le voci delle povere fanciulle si sentano ancora di notte tra le mura di Fumone.
Marchesi e vergini a parte, si narra dell’esistenza, sempre nel castello, di almeno altri 18 fantasmi.

Il castello conserva nel museo anche interessanti reperti archeologici e comprende anche un giardino pensile, realizzato dalla famiglia Longhi nel Seicento, ricavato dall’unificazione dei camminamenti di ronda, dei fossati e dei quattro torrioni interni: si tratta di uno dei rari esempi nel suo genere in Europa, ed è tipico dell’arte del giardino classico all’italiana.
Per la sua estensione (3500 m2), il giardino, conosciuto anche come “la terrazza della Ciociaria”, è ritenuto il più grande d’Europa tra quelli che si trovano ad un’altitudine uguale o superiore agli 800 metri sul livello del mare.

Il giardino pensile del castello di Fumone

Alla fine del sec. XVII i marchesi Longhi, ai quali era pervenuta la rocca, la restaurarono e trasformarono, creando un magnifico complesso detto “Villa Longhi”: nel 1990 i marchesi Fabio e Stefano, attuali proprietari del Castello, lo hanno aperto al pubblico e secondo lo spirito di sempre e la secolare tradizione aderiscono  a tutte le iniziative che vanno nel nome e a favore di S.Pietro Celestino.
Info:
Castello di Fumone
Via Umberto I – Fumone – Frosinone
Tel. 0775/49023 – 3461037524
info@castellodifumone.it
www.castellodifumone.it